La notte di Natale. La notte è fin dai tempi antichi fonte di paura. I bambini hanno paura della notte, dell’oscurità, nella quale si sentono come abbandonati a se stessi. Hanno paura dei sogni, nei quali a volte affiorano minacciosi orsi e cani, serpi e leoni. Per questo hanno bisogno dei rituali della buona notte, per esorcizzare la paura di fronte al lato sconosciuto e minaccioso della notte.
Nell’antichità si temeva il male che si aggira nella notte, i ladri e i banditi che rendono insicuro il territorio, i demoni che di notte nei sogni impongono la loro confusione. Ancor più: nella notte non si ha fiducia nel proprio cuore.
La notte di Natale
Si ha come paura che i demoni prendano possesso del nostro cuore e lo costringano a fare qualcosa di cui il giorno dopo ci si vergognerà. I popoli germani, soprattutto nelle dodici cosiddette ‘notti rigide’ [Rauhnàchten] dal 25 dicembre al 6 gennaio, avevano paura del selvaggio esercito di Wodan, che attaccava nei boschi, dei morti che si aggiravano e delle forze troppo incalcolabili che portavano in loro confusione. La notte di Natale ha però tutta un’altra atmosfera.
La notte oscura
La notte di Natale
Oggi schiacciando un pulsante noi possiamo far diventare la notte un chiaro giorno. Tuttavia, in noi si infiltra ancora la paura di fronte all’oscurità della notte.
La notte di Natale è oggi diventata un simbolo. Difatti, uno può dire che tutto intorno a lui è notte. La sua vita gli è crollata addosso, tutto ha perso il suo senso. La notte indica la depressione in cui le persone continuano a cadere. Improvvisamente uno si sente al buio, come in un tunnel. Tutto è nero, vuoto, senza senso.
La notte di Natale
Non si vede la fine del tunnel. Ci si sente come paralizzati. Molte persone depresse hanno paura di fronte alla notte. Non riescono a dormire e si rotolano senza sosta nel letto. La notte è diventata anche la figura di una certa situazione spirituale. Giovanni della Croce parla della notte oscura dell’anima, nella quale l’essere umano deve entrare sul proprio cammino spirituale. In questa notte Dio è lontano. Non lo si sente. Tutte le proprie esperienze spirituali, già fatte, sono come volate via.
In Paolo la notte è il simbolo della lontananza di Dio e della vita inconscia. In Cristo noi «non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii. Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte. Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii» (1 Ts 5,5-8).
La notte di Natale: una notte santa
La notte di Natale
Proprio perché la notte è un qualcosa di così pericoloso e minaccioso, gli esseri umani hanno da sempre cercato di mutare la notte in un qualcosa di santo. Già i culti misterici hanno celebrato i propri riti durante la notte. La Pasqua è celebrata di notte, perché Cristo ha vinto l’oscurità della tomba. Il Natale viene anche chiamato ‘santa notte’. Già i popoli germani conoscevano delle notti consacrate, sante.
Per loro lo erano le notti di mezzo inverno. Nel mezzo dell’inverno, quando le notti sono più lunghe, hanno consacrato le notti agli dei, le hanno rese sacre. Nei dodici giorni tra Natale e l’Epifania hanno cercato di proteggere le proprie abitazioni e i propri villaggi con amuleti, profumi e incantesimi.
Hanno pregato gli dei per sanare le notti pericolose, così che esse non portassero più con loro il pericolo, ma la salvezza, la fortuna, la salute, la redenzione. La parola tedesca ‘santo’ [heilig] indica non solamente la sanità e l’integrità, ma probabilmente si ricollega al campo concettuale di ‘incantesimo, segno benevolo, fortuna’. Quando si consacravano le notti, le si voleva prendere con la magia, perché portassero fortuna.
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