La grotta della natività. L’arte della chiesa orientale ha posto sempre la scena della nascita in una grotta tra le rocce. Questa prese il nome della grotta della natività. A Betlemme, già dal tempo degli apostoli, si indicava la grotta della nascita. I vangeli apocrifi raccontano che Gesù è nato in una grotta. La grotta è un’immagine dell’utero.
L’utero di Maria rimanda al grembo e al cuore della terra. Il farsi uomo di Dio inizia con la discesa di Gesù nelle profondità della terra, nell’oscurità di una grotta. Se Dio è nato dall’utero della terra, l’intero cosmo è trasformato e riempito di vita e di forza.
La terra è fecondata dal cielo. L’oscurità, che contraddistingue la grotta, è rischiarata dalla luce del bambino divino. In un canto natalizio di Romano il Melode (490-560) questo mistero è così descritto: “La Vergine partorisce oggi chi ci supera e la terra dona una grotta a chi è inaccessibile”. I padri della chiesa paragonano il corpo della Vergine nella grotta al giardino dell’Eden.
La grotta della natività come simbolo
La grotta della natività. Da qui germogliava l’albero della vita, sul quale cresce il frutto divino: di esso, però, possiamo mangiare e non morire come Adamo. Le icone, rappresentando la nascita di Gesù nella grotta, si sono sicuramente ricollegate alle nascite mitiche delle antiche divinità nelle grotte.
Per esempio, Zeus, Dioniso e Mitra sono nati in una grotta. I greci vedevano nella grotta anche un’immagine della lontananza di Dio, nella quale Cristo porta la luce divina. Le grotte erano luoghi pericolosi, abitati da demoni. Se Cristo, la luce, viene in questa grotta, essa – come nei racconti greci – si muta in un posto nel quale sgorga una fonte salutare.
La nascita nella grotta
Quando io medito la nascita di Gesù nella grotta, mi risultano importanti due aspetti. Il primo aspetto consiste nel fatto che io, a Natale, posso ritornare nella grotta. Natale è una festa materna, una festa della sicurezza e del riparo. Posso figurarmi che Gesù è nato in me, mentre io pregando e meditando sto nella grotta: la grotta significa per me che io sono avvolto nella presenza salutare ed amorosa di Dio.
La preghiera, per me, è tra l’altro anche una forma sana di regressione. Io rientro nella grotta. Lì sono al sicuro. Lì nessuno vuole niente da me. In quel posto posso riposare, lasciarmi andare, rilassarmi. Lì posso semplicemente essere così come sono, senza che nessuno mi critichi, senza che nessuno mi lanci delle sfide. Naturalmente non posso rimanere sempre nella grotta. Devo anche ritornare fuori, per propormi alla vita, ma è comunque legittimo di tanto in tanto tornare nella grotta e lì riposarsi nel grembo materno di Dio.
La grotta della natività
Dio mi chiamerà ancora, come ha fatto con Elia: “Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore” (1 Re 19,11). Sul monte soffia un vento fresco. Lì Dio ha un compito per noi: dobbiamo andare nel mondo per annunciare a nostro modo Dio.
Simbolismo della grotta della natività
La grotta della natività
Il secondo aspetto è che in me stesso vi è una grotta, un grembo materno nel quale Cristo vuole nascere. In me si trova un luogo nel quale io posso essere come a casa, nel quale io mi posso lasciar andare, poiché lì Dio, il mistero, abita in me.
A casa si può essere solamente dove abita il mistero. Nella grotta del mio cuore io sperimento riparo, perché Cristo stesso abita in me. Ancora di più: Cristo rende la mia grotta completamente abitabile.
Nella grotta della natività – ce ne mostrano le leggende – possono abitare anche draghi, serpenti pericolosi e leoni, demoni e spiriti dei morti. Se Cristo è nato nella grotta del mio cuore, egli caccia tutti i draghi e tutti i serpenti dalla mia grotta.
Il demonio arretra. Gli spiriti dei morti, cioè gli spiriti che mi conducono non alla vita ma alla morte, sono spodestati. Gli spiriti irredenti della mia storia famigliare, lunga forse anche secoli, svaniscono o si annullano.
I luoghi del pellegrinaggio
La grotta della natività
I luoghi del pellegrinaggio mariano sono spesso sorti in una grotta o in un anfratto. A Lourdes i pellegrini attingono acqua alla grotta, nella quale Bernadette ha visto la Madre di Dio. In questa storia e in queste rappresentazioni sono confluiti sicuramente anche molti desideri delle religioni matriarcali. Si tratta dell’idea che la terra è la nostra patria, che ci nutre, che ci dona la sacra acqua capace di purificarci e darci vita. La pietà popolare ha introdotto senza saperlo alcuni aspetti matriarcali nel cristianesimo.
Alcuni puristi li respingono perché pagani, ma oggi siamo piuttosto riconoscenti che il cristianesimo non sia rimasto puramente patriarcale, ma in Maria e nei molti anfratti e grotte abbia ripreso anche simboli matriarcali. Cristo, che è nato in una grotta, perfeziona quanto era stato intuito nei culti matriarcali. Nell’intimo della terra Cristo è nato da una donna per santificare l’intero cosmo, per fecondare la terra e farla diventare nostro rifugio.
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