Il presepio. La festa del Natale, per l’abbondanza dei segni, è una delle ricorrenze religiose più coinvolgenti. Anche il non credente si sente preso dal clima che questo tempo crea. Gran parte delle manifestazioni legate a questa festività, tutte improntate al ricordo di una nascita, hanno carattere familiare. Tuttavia il mistero della nascita del Figlio di Dio che la Chiesa celebra è oggi quasi del tutto estraneo alla scelta etica della gente, ma rimane comunque la ragione dei rapporti e degli scambi di questo periodo.
La pastorale può fare un’opera sapiente di raccordo. Le varie tradizioni natalizie costituiscono un complesso di notevole efficacia catechetica e l’azione pastorale potrà valorizzarle per l’annuncio del mistero salvifico. Il presepio è ancora uno dei segni più familiari in questi giorni del Natale. Troviamo cenni al presepio nei primi secoli della Chiesa.
Il Protoevangelo e il presepio
Il presepio
Il Protoevangelo di Giacomo (18,2) dice che tutti gli esseri viventi si immobilizzarono nel momento della nascita del Signore: da qui potrebbe essere sorta l’idea di una raffigurazione iconografica statica della nascita di Cristo, come avviene nel presepe. San Giustino, Origene, san Girolamo parlano di celebrazioni nella basilica costruita sulla grotta, considerata il luogo della nascita di Gesù. Oggi è consuetudine radicata in tutto il mondo cristiano costruire delle cappelle nelle quali viene raffigurata la scena della grotta di Betlemme.
Già nel secolo VII, in Santa Maria Maggiore in Roma possiamo trovare la cappella di Sancta Maria ad Praesepem. Ma l’episodio che lancia la tradizione del presepio è quello riportata da Tommaso da Celano.
Il presepio: l’episodio
È il Natale del 1223 e a Greccio, piccola borgata dell’Umbria, Francesco d’Assisi, come racconta Tommaso da Celano, dice:
«Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato: come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinelio… In quella scena commovente risplende la evangelicità, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è diventata come una nuova Betlemme… I frati cantano scelte lodi al Signore e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il santo è lì, estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di commozione e di gaudio ineffabile».
Considerazioni biografiche
Il biografo aggiunge che dinanzi al presepio un sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia. Da quell’anno si diffuse in tutto il mondo la tradizione del presepio. Nel ‘700 l’arte barocca napoletana inventa una natività attualizzata: si introducono nel presepio molteplici personaggi con scene di vita quotidiana.
Oggi il presepio caratterizza in ogni chiesa il periodo del Natale ed è opportuno rivalorizzarlo dal punto di vista pastorale.
Come avviene nella tradizione napoletana, si potrebbe costruire il presepio a tappe successive, seguendo i diversi momenti dell’attesa del Signore. Non mi sembra opportuno allestirlo fuori della chiesa: anche la collocazione deve essere la più idonea a rendere il presepio «icona» della natività. Sempre sotto l’aspetto pastorale, è opportuno mantenere antiche tradizioni di più facile e immediata comprensione, senza cedere troppo alle novità fantasiose.
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